Negli ultimi giorni è emersa con sempre maggiore forza l’idea che fornire quotidianamente i dati dell’epidemia sia ormai inutile se non dannoso. Tale posizione, sostenuta anche da autorevoli esperti, punta a limitare alcune distorsioni che hanno caratterizzato la comunicazione dei dati epidemici fin dall’inizio della pandemia. Titoli di giornali o di telegiornali che quotidianamente segnalano l’aumento o la diminuzione dei casi rispetto al giorno precedente non sono (ora come prima) significative, trattandosi di serie temporali affette da forti oscillazioni intrasettimanali legate al reporting.
A questo si aggiunge il fatto che, grazie all’effetto combinato della campagna vaccinale e della ridotta severità associata al contagio dalla variante Omicron, nonostante l’elevatissimo numero di nuovi contagi giornalieri identificati (che hanno supertato le 200 000 unità), il numero di ospedalizzazioni e decessi, seppure in crescita da ormai 3 mesi, non hanno ancora raggiunto i livelli drammatici delle passate ondate epidemiche.
Le caratteristiche attuali della pandemia sono sicuramente molto diverse da quelle di un anno fa ed è opportuno che la sua narrazione da parte dei media tenga conto delle mutate condizioni. Tuttavia, riteniamo fondamentale che ricercatori e scienziati continuino ad avere ampia disponibilità di dati, su base giornaliera, una condizione irrinunciabile per poter alimentare i modelli di analisi e previsione dell’epidemia.
Nelle immagini mostriamo i risultati prodotti dal modello SUIHTER su un orizzonte temporale di 40 giorni in cui si evidenzia che seppure dovremmo essere molto vicini a raggiungere il picco di nuovi positivi, gli indicatori più significativi come i ricoveri ospedalieri e i decessi continueranno a salire ancora per alcune settimane.
Ricordiamo che su orizzonti temporali così ampi non è possibile garantire previsioni accurate in quanto l’evoluzione dipende da fattori che potrebbero variare nel tempo (quali eventuali nuovi interventi normativi) nonché da caratteristiche del virus (e in particolare della nuova variante) non ancora completamente quantificate.
In isolamento domiciliare
Ricoverati in reparti ordinari
Ricoverati in terapia intensiva